Ticinum 2100

La Pavia del 2100 è una città consapevole che impara dagli errori del passato e che riscopre la propria identità riacquisendo l’originario rapporto con il fiume. Inoltre, è una città resiliente agli eventi climatici estremi – alluvioni e siccità – grazie ad azioni e soluzioni basate sulla natura, riconducibili a tre macro-sistemi: il sistema del parco fluviale, il sistema del verde capillare e di mitigazione, il sistema della rete idrica minore e del parco agricolo.
Il sistema delle acque nel territorio pavese ha rappresentato, nella storia della città, una caratteristica che ha reso unico questo capoluogo. Ad oggi però i corsi d’acqua non sono più vissuti come nel passato e, anzi, paradossalmente rappresentano anche un ostacolo per la città, da dover attraversare, ma non da vivere. A Pavia manca un vero modo di vivere questo rapporto e ciò si evince dallo stato di abbandono delle sponde e degli argini del Ticino, che necessitano di un recupero non solo dal punto di vista architettonico, ma anche ambientale, paesaggistico e sociale. A salvaguardia del fiume, fortemente antropizzato, terreni agricoli sono riconvertiti ad aree golenali. In esse, a raccordo e completamento della rete ecologica esistente, alberi di nuova piantumazione permettono il ripopolarsi della fauna locale, la depurazione e il rallentamento delle acque, la diminuzione di CO2 e molti altri benefici ambientali. Inoltre, attraverso operazioni di scavo e movimento di terra, porzioni dell’area golenale esistente vengono abbassate di circa un metro e mezzo per portarle ad un livello più prossimo a quello del fiume e favorire in questo modo l’allagamento, temporaneo o perenne, e la formazione di zone umide. Oltre ad ospitare pesci e anfibi e ad accogliere le attività migratorie degli uccelli, offrono una grande quantità di servizi ecosistemici come il controllo delle inondazioni, il controllo dell’erosione e il consolidamento delle rive e la cattura di ingenti quantità di CO2. Contemporaneamente, il tratto cittadino del torrente diventa un grande parco fluviale, un luogo di collegamento preferenziale, un luogo dello svago, della socializzazione, dell’attività all’aria aperta, ma anche della riscoperta del patrimonio storico-culturale del territorio.
La spinta all’espansione della città a partire dal dopoguerra è avvenuta senza che l’urbanistica fosse in grado di gestirne lo sviluppo e ha prodotto la disomogeneità dei tessuti, la mancanza di un assetto morfologico e paesaggistico coerente con l’identità e la storia di Pavia. La costruzione ai margini cittadini ha seguito una logica di sfruttamento fondiario carente di un disegno urbano riconoscibile ed unitario. La creazione di un bosco di cintura deriva non solo dalla necessità di porre un limite al consumo del suolo e al fenomeno dello sprawl urbano, ma anche dalla necessità di riqualificare il paesaggio di margine e mitigare l’impatto delle infrastrutture. Nelle aree lungo la tangenziale e le arterie stradali principali, che già costituiscono una barriera all’espansione cittadina, viene promossa la realizzazione del bosco di cintura, parchi urbani e formazioni vegetazionali quali siepi e filari alberati, che garantiscono il massimo della continuità tra gli elementi naturali e costituiscono una barriera naturale al rumore stradale ed all’inquinamento atmosferico. I parchi urbani si configurano non solamente come luoghi della natura in città, ma anche come luoghi della condivisione, della socialità e del relax, connessi tra loro grazie alla rete ciclopedonale che permette di spostarsi in sicurezza e prediligendo la mobilità dolce. Inoltre, nella città di Pavia risulta evidente la mancanza di un disegno unitario delle aree verdi: allo stato attuale esistono stralci di verde pubblico in un sistema frammentato che non ha la capacità di coprire il territorio in modo isotropo. Il sistema del verde capillare racchiude tutti questi piccoli e grandi spazi interstiziali, in cui le aree a verde pubblico e privato presenti possono rappresentare un continuum ambientale con il sistema dei boschi di cintura, della rete idrografica e del parco agricolo periurbano.
Il territorio di Pavia è fortemente caratterizzato dalla presenza di attività rurali che hanno antropizzato il paesaggio esterno al centro storico. Le cascine rappresentano il cuore delle attività legate alla coltivazione del terreno e, per questo motivo, vengono tutelate dal punto di vista paesaggistico e riqualificate in funzioni compatibili, mantenendo la loro destinazione d’uso agricola o venendo trasformate, ad esempio, in luoghi per la ricettività. Inoltre, l’istituzione di un parco a carattere agricolo è di fondamentale importanza sia per la sua funzione di patrimonio territoriale storico sia per l’economia pavese, contribuendo a valorizzare il ruolo degli agricoltori. All’interno delle aree agricole, una nuova e razionale gestione degli spazi naturali integra il sistema del verde di mitigazione. La presenza di fasce tampone boscate, arbustive o erbacee ai margini di cavi e rogge permette un’azione di consolidamento delle sponde e un contenimento delle perdite dei nutrienti e della dispersione dei fitofarmaci dai campi coltivati, limitando l’impatto ambientale dell’attività agricola. Inoltre, contribuiscono al miglioramento del paesaggio e forniscono habitat, aree di rifugio o corridoi di transito alla fauna selvatica. Nuovi filari di alberi e siepi intervallano le colture, per aumentare la produttività del raccolto, rallentare il flusso d’acqua nelle canalette e aumentare la biodiversità. Parte dei campi coltivati a seminativo semplice è convertita a bosco produttivo, attivando così una nuova filiera legata alla produzione di legname da biomassa. Queste aree boscate servono anche da zone ad allagamento programmato, così da mantenere sotto controllo eventuali esondazioni fluviali. A completamento del sistema, un insieme di bacini permette la raccolta e lo stoccaggio delle acque piovane, in modo da poterla rilasciare nel tempo, in particolare nei periodi più siccitosi, fornendo quindi l’irrigazione necessaria per le colture.

Overview of the issue and your approach: Pavia fa i conti con il fenomeno delle alluvioni da sempre. Questo accade da un lato a causa della morfologia del territorio, dall’altro per la posizione – strategica ma contemporaneamente critica – della città a ridosso della confluenza tra i fiumi Po e Ticino. Infatti, quando si verificano piene di grandi dimensioni, oltre a quella propria del fiume Ticino si può aggiungere il contributo del fiume Po, determinando piene sinergiche che, storicamente, sono le più distruttive.
Negli ultimi due secoli, ad aggravare ulteriormente la situazione, si è aggiunto l’intervento dell’uomo che ha profondamente modificato gli spazi propri del fiume, con attività e usi del suolo non idonei. Infatti, la realizzazione di grandi arginature e di infrastrutture, la riduzione e semplificazione dell’alveo attivo e l’antropizzazione delle aree golenali hanno accentuato l’esposizione del territorio pavese al rischio alluvioni.
Le soluzioni per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico sono fornite dalla natura. Lo scenario di Pavia 2100 si compone di un insieme di azioni e soluzioni basate sulle natura, operanti a diverse scale, che offrono numerosi benefici ambientali, sociali ed economici, combinando la riduzione del rischio di disastri, la mitigazione e l’adattamento ad eventi climatici estremi – come le alluvioni e i gravi periodi di siccità – con il ripristino e la protezione della biodiversità e degli ecosistemi.
The stakeholders in your project: Il problema di Pavia non è solamente locale ed isolato, ma si inserisce all’interno di un sistema più complesso, costituito dai bacini idrografici dei fiumi Ticino e Po. A causa di questa complessità sono molteplici gli attori e le politiche che operano, a diverse scale, nell’ambito della tutela del territorio, della gestione delle acque e del rischio idrogeologico. Gli stakeholders più importanti, tuttavia, rimangono gli abitanti, che vivono e lavorano in questo territorio ricco ma fragile.